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La Buona Amministrazione
Il tema della buona amministrazione nei diversi settori pubblici e privati è al centro della riflessione scientifica e sociale da lungo tempo, eppure i dibattiti, spesso accorati, talvolta generici e superficiali, non hanno prodotto efficaci movimenti di sensibilizzazione, o comunque sostanziali miglioramenti.
Il club ha inteso portare avanti un discorso attento ai profili più istituzionali della materia, ma soprattutto ai punti cardine, a tratti scomodi. In questa ottica rilevante è stato l’intervento di Luigi Abete, rotariano di Napoli, magistrato di Cassazione, sulla semplificazione normativa. Il relatore, forte di una precedente esperienza ministeriale, ha sottolineato le cause ultime e più risalenti dell’essere l’amministrazione statale ancora pletorica e barocca, spingendosi sino alla tesi della necessità di una semplificazione istituzionale e di un rinnovamento culturale precedenti alla semplificazione normativa, senza dei quali tale ultima è poco fruttuosa. Abete ha esplicitamente posto il problema della qualità della legislazione e dei legislatori ed proposto una riduzione del numero e dei legislatori statali e regionali, una drastica razionalizzazione degli enti sub comunali.
Altro profilo interessante della buona amministrazione è stato individuato nel ruolo delle lobby. Il titolo della relazione di Gianfranco Macrì – professore presso l’Università degli Studi di Salerno - ha posto interrogativamente e provocatoriamente il tema del rapporto fra gruppi organizzati di interesse e buona amministrazione. L’assenza di regolazione nell’ordinamento italiano, contrariamente alle altre esperienze europee, denota un quadro ambiguo che si muove fra necessità di garantire trasparenza e conoscibilità delle lobby ed interesse della classe politica ad una concretissima collaborazione con tali soggetti, dotati di notevole ed effettivo potere di influenzare le decisioni del legislatore. Le proposte di riforma della materia sono molteplici e note anche nell’attuale Legislatura.
Il club ha inteso fare opinione sul punto. A difesa della democrazia di base italiana, non si può fare a meno di rilevare che tanto più il processo decisionale effettivo si sposta al di fuori dell’area garantita dal principio della pubblicità e della trasparenza nelle decisioni delle Camere, tanto più si rischia di non poter limitare la pressione delle lobby, allontanando ulteriormente il Parlamento stesso dalla sua insostituibile funzione di rappresentanza e difesa dei diritti dei cittadini.