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Dalla notte dei Cristalli ad Auschwitz. L'inferno della Shoah.

 

 

“Non si esce mai, per davvero,  dal  Crematorio” è Shlomo Venezia che lo scrive nel suo libro “SonderKommando Auschwitz”. In un’intervista  a “Che tempo che fa” Fabio Fazio disse :”Mentre Primo Levi non è mai entrato nei forni crematori , Shlomo Venezia  vi è entrato ed ha vissuto la tragedia del SonderKommando”. Quando vidi tale intervista rimasi colpita dalla figura di quest’uomo che, pur raccontando di giorni terribili con sofferenza e tormento, non  lasciava trasparire rancore. La sua testimonianza è un continuo rivivere quei momenti: ogni scena si ripete come se avvenisse in quell’istante.

E’ una catarsi che si rinnova. I mille (forse anche di più ) giovani studenti riuniti nel Teatro Augusteo sono stati coinvolti dal  racconto ed hanno capito che quell’uomo di ottantasei anni stava raccontando cose vere e che valeva la pena ascoltarle. Nonostante la sua età , Shlomo, infatti,  riesce ad avere un’immediata comunicazione con i giovani e la prova di ciò è data dal fatto che, alla fine del suo intervento, alcuni di essi si sono avvicinati a lui per chiedergli ulteriori ragguagli.  A sera, dopo una lunga e faticosa giornata, quando un giornalista gli ha fatto una domanda sul suo rapporto con il quotidiano, Shlomo ha continuato a dire, quasi con ostinazione: Io vi racconterò ancora di alcuni episodi che mi sono accaduti e non vi ho ancora raccontato. 

Dopo aver condiviso con lui quella giornata intensa, ho condiviso il suo pensiero sull’aria che ricorre spesso nel libro. Ricorderò sempre il passo di Shlomo, quando la sera prima siamo andati insieme al Vicolo della Neve. Ogni tanto si fermava. Marika, la moglie, una presenza vigile e forte, mi spiegava: gli manca l’aria. Il giorno seguente, quando raccontava si fermava: gli mancava l’aria.“Crescevamo con l’aria” “Morivano senz’aria”. In una sola parola c’è il percorso di una vita, il suo significato. La memoria  è nell’ ARIA, vive con essa e si diffonde.

L’ultimo giovane, presente dal mattino fino alla sera per vendere il  libro di Shlomo, e che a fine serata, stringendogli la mano, gli ha detto “Continui ancora“, è la testimonianza di un giovane che, lavorando, ha condiviso un’esperienza forte ringraziando. I giovani ci sono dove c’è verità e ascoltano quelle persone da cui possono avere una testimonianza di vita forte e pulita. Su questo percorso ogni uomo può contribuire a dare un senso alla propria vita e a testimoniare che la Vita è bella * e va goduta con semplicità e schiettezza di sentimenti.
*Shlomo Venezia è stato consulente di Benigni nel film “La Vita è bella”
 
Rosalia Galano